Italia – Germania, Mondiali 2006

Primo tempo

Quattro errori gratuiti tedeschi in avvio e punizione per l’Italia all’altezza della trequarti offensiva. Totti dimostra grande lucidità e sceglie come sempre la soluzione più semplice, un tiro d’esterno da 38 metri che persino Lehmann blocca con sicurezza.

Passano 10 minuti ed ecco il primo guizzo azzurro, ancora con Totti che apre in diagonale: Perrotta prolunga sulla sinistra, Grosso controlla e cerca vanamente con lo sguardo Toni, incespicato in maniera goffa dietro di lui. Con l’unico compagno alto più di 178 centimetri fuori area, non potendo crossare per Materazzi 65 metri più dietro o per sé stesso, Grosso opta a malincuore per un rasoterra verso l’italianissimo Camoranesi, anticipato facile da Lahm.

Pochi attimi ed è corner per l’Italia: Toni ne approfitta giustamente per legarsi una scarpa fuori dal campo, e l’angolo viene battuto senza il nostro miglior saltatore. Palla verso il palo lontano, Lehmann tenta l’anticipo ma scivola a terra spalancando la porta: in una frazione di secondo il numero uno ha il tempo di osservare il film della propria vita, salvata a sorpresa dall’anticipo di Mertesacker.

La Germania risponde con una trama veloce rasoterra conclusa da Podolski, che si libra all’indietro con ottima carpiatura mentre scarica un sinistro rabbioso contro l’impassibile Cannavaro.

Ancora la Germania avanti al quindicesimo: Ballack grida a Pirlo “Milano Marittima” e questi, convinto di essere in discoteca con Vieri, quasi d’istinto alza il gomito intercettando in piena area il palleggio dello stesso Ballack.

Pirlo

L’arbitro non si accorge di nulla e Totti replica con una buona discesa e lancio al bacio per Perrotta; controllo a in-seguire e conclusione debole tra le braccia dell’estremo difensore teutonico.

Tedeschi in affanno sulla circolazione di palla avversaria ma bravi con la sfera tra i piedi: al ventunesimo cross teso di Kehl e Podolski fa pratica per il Sei Nazioni con una calcio tra i pali ad una ventina di metri di altezza.

Otto minuti e Camoranesi si fa beffe di Lahm a sinistra prima di venire abbattuto: punizione rasoterra di Pirlo e Totti brasa il quadricipite di Klose con un violento destro da due passi.

Ancora Italia avanti: grazie all’abilità dell’ipnotista di Casa Azzurri, Grosso è convinto già dai quarti di essere Maldini, e questo gli consente di irridere Friedrich in tunnel prima di servire un rasoterra perfetto per il piattone di Toni, respinto a corpo morto da Metzelder.

Sul calcio d’angolo Totti ricorda le raccomandazioni di Lippi sul non strafare, e cerca allora un tiro di interno collo sul primo palo: grosso pericolo, in particolar modo per il lobo frontale di Friedrich che allontana di testa.

La Germania fatica a pungere, e gli avversari cavallerescamente vengono in soccorso: è il trentaquattresimo minuto quando Pirlo perde la ragione e chiede a Gattuso di chiudere un triangolo di prima. Il pallone di ritorno è così brutto che Pirlo non riesce ad evitare di consegnarlo ai tedeschi, la cui ripartenza in velocità Klose-Podolski-Schneider porta quest’ultimo a scaricare il destro a fil di traversa.

L’Italia ribatte con Grosso, casualmente a destra: aggancio, palleggio, pallone messo a terra e tunnel a Ballack che lo stende con un preciso tacco sinistro sul femore. Subito dopo il fallo il capitano tedesco si esibisce forse nel suo numero migliore, l’espressione dell’agnello che toglie i peccati dal mondo, specialità in cui rivaleggia alla pari persino con Materazzi.

Ballack

 

Ballack

Punizione di Pirlo senza esito e più nulla da segnalare nel primo tempo, ad eccezione dell’intervento con cui Borowski ara il malleolo sinistro di Totti e si guadagna il primo cartellino giallo del match. Squadre negli spogliatoi sullo zeroazero.

 

Secondo tempo

Ci vogliono cinque minuti prima di vedere qualcosa: Kehl in verticale, controllo e progressione di Klose che scaraventa via Gattuso e lascia sul posto Cannavaro, ma rivive l’incubo del muro quando Buffon gli sbarra lo specchio in uscita.

Gli unici movimenti azzurri sono in panchina, con Gilardino, Del Piero e Zaccardo in fase di riscaldamento. Il laterale del Palermo è arrivato in Germania circondato dallo scetticismo dei critici, ma ha saputo riscattarsi alla grande sul campo: è l’unico giocatore del mondiale ad aver segnato a Buffon.

Minuto 62, Schneider disorienta Grosso e tocca in area per Podolski, che usa Materazzi come perno e scarica il piatto sinistro: Buffon respinge e per fortuna il pallone giunge a Friedrich, con ovvio tiro fuori dallo stadio.

Nei 10 minuti successivi, la partita oltrepassa il sottile confine che divide la noia dal sonno: la Germania costruisce a centrocampo ma non riesce a concludere; l’Italia è astuta, e prevedendo di non poter concludere evita anche di costruire a centrocampo. Gli episodi più interessanti riguardano Klose, la cui suola sinistra finisce sopra il pallone librandolo in aria a testa in giù, e Borowski, che lascia il posto al dribblomane folle Schweinsteiger.

Lippi risponde quasi subito con Gilardino, che oltre a suonare il violino rileva Toni, sull’orlo di una crisi nervosa dopo il decimo fallo consecutivo fischiatogli contro.

Solo 8 minuti più recupero alla fine degli agonizzanti tempi regolamentari, e Klinsmann gioca la carta Odonkor per Schneider.

84esimo e Italia a sorpresa: Pirlo-Gilardino-Totti, gran palla d’esterno in area per Perrotta, Lehmann potrebbe bloccare a 2 mani, ma opta per gettarsi in modo inguardabile avanti, allontanando di pugno il pallone prima di piazzare la gomitata addosso all’avversario.

A un minuto dalla fine, Camoranesi decide saggiamente di falciare da dietro Kehl a centrocampo, e si guadagna un’ammonizione e la sostituzione con Iaquinta di lì a poco. Tre i minuti di recupero e tempi supplementari.

 

Primo tempo supplementare

Il neo-entrato Iaquinta difende palla sulla trequarti e un rimpallo fortuito lancia Gilardino: resiste alla carica di Metzelder ed entra in area da posizione laterale, si prende il tempo di lanciare un grosso amo con scritto “cross” al quale Ballack abbocca senza esitare, rientra e conclude di giustezza sul primo palo. Lehmann è in contro-tempo e sarebbe battuto ma l’interno sinistro del legno prima, e la difesa tedesca poi allontanano il pericolo.

I cambi sembrano funzionare ed è ancora Iaquinta a conquistare l’ennesimo calcio d’angolo per l’Italia. Corner calciato ad uscire, palla fuori area dove Zambrotta controlla e scarica un esterno di potenza terrificante. Lehmann è immobile ed un rumore sordo echeggia nello stadio: un po’ è la traversa su cui si stampa il pallone prima di uscire, e un po’ l’osso sacro dei tifosi tedeschi, piuttosto provati da questi primi 2 minuti di supplementari.

L’undici tedesco prova a scuotersi con Lahm che guadagna una buona punizione nei pressi dell’angolo, vanificata da Schweinsteger che la batte di precisione sul volto di Pirlo, unico uomo in barriera. Calcio d’angolo e Caressa, telecronista scai, fa in qualche modo anch’egli riferimento all’osso sacro teutonico, avvisandoci che “Ballack va a prendere il secondo palo”. I tempi non sono ancora maturi, ma mai profezia si rivelerà più azzeccata. Corner senza esito intanto, con Cannavaro che controlla e spara lontano in sicurezza.

Partita viva, l’Italia manovra con facilità insospettabile. 102° minuto, lancio di Totti verso Iaquinta svirgolato da Ballack: sul campanile, il sempre corretto capitano tedesco finge di guardare la palla e casualmente porta il gomito sulla gola del 19 italiano, buttandosi poi a terra per fingere un contrasto fortuito. Strategia buona, visto che l’arbitro non ravvisa alcun fallo.

Del Piero fa intanto il suo ingresso in campo al posto di Perrotta, posizionandosi largo a sinistra. Subito due buone iniziative del numero 7, ma l’occasione per spezzare l’equilibrio è della Germania: cross di Odonkor per Podolski dimenticato da solo in area: colpo di testa non particolarmente convinto e palla goal sprecata sul fondo. Buffon ha parole dolci ma non ripetibili per la linea difensiva azzurra, e si va al cambio campo a reti inviolate.

 

Secondo tempo supplementare

Solo 10 minuti alla lotteria dei rigori e Klinsmann gioca l’ultimo cambio: dentro Neuville, fuori Klose.

Palla dentro di Pirlo, Totti la prosegue di testa e serve Del Piero spalle alla porta al limite dell’area piccola: l’intervento congiunto di Friedrich e Lehmann lo costringe a scaricare a destra per Iaquinta, il cui tiro è ribattuto dal muro dei difensori tedeschi. Transizione veloce, palla sulla sinistra appena fuori dall’area italiana per Podolski: tiro di sinistro violento, ma il Muro in porta è decisamente più solido di quello di Berlino, e alza sopra la traversa.

La Germania si distende una paio di volte creando come maggiore pericolo un piattone di Odonkor da 30 metri. A 3 minuti dal termine Pirlo fa decisamente meglio: controllo ai 20 metri e tentativo da fuori con il sinistro che Lehmann respinge in angolo.

Del Piero va a battere (l’angolo, ovviamente) e pallone di nuovo tra i piedi di Pirlo, che si porta a spasso per quasi 3 lunghi secondi tutta la difesa tedesca fintando il tiro, prima di trovare un filtrante geniale in piena area verso Grosso. L’ipnotista della nazionale ha colpito ancora prima dei supplementari e Grosso, convinto di essere Signori, non ha difficoltà a trovare un interno sinistro perfetto che si insacca sul palo lungo. Il palo lungo, a sua volta, si insacca dove si può ben immaginare.

La Germania ha il tempo per due ultimi assalti, il primo si perde sul fondo, il secondo viene stroncato da Cannavaro che esce sulla trequarti difensiva di petto e consegna quasi malvolentieri il pallone a Totti. Diagonale per Gilardino, che si attira tutta la difesa addosso prima di scaricare per l’accorrente Del Piero: interno sul secondo palo, finale conquistata e la profezia di Caressa che finalmente si compie: Ballack ha preso effettivamente il secondo palo.

Rimane solo il tempo per l’esultanza italiana: vanno a Berlino. Incuranti della dieta, vanno a prendersi la coppa.


Cristicchi

Molti di voi ricorderanno il trionfo di Simone Cristicchi nell’ultimo Festival di Sanremo. Pochi però sono a conoscenza del vero personaggio che ha ispirato il brano: non il nonnino di cui lo stesso Simone parlò nelle interviste, ma personaggio ben più famoso.

La prova è nel testo, disseminato di indizi inequivocabili.
Eccone due:

“Mi chiamo Antonio…”

“Ti scrivo questa lettera perché non so parlare, perdona la calligrafia da prima elementare”

Se nonostante l’aiuto faticate a indovinare l’identità della musa del cantautore romano, cliccate qui per la soluzione.

Anti-pirateria sportiva

A più di un anno da Calciopoli, l’ex dirigente bianconero Luciano Moggi ritorna sull’argomento: “E’ vero, si può dire che la Juventus ha rubato gli ultimi due scudetti. Tutti gli altri, però, sono stati comprati regolarmente”.

 

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